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tor-webwml.git
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tor-webwml.git
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hidden-services.wml
add italian hidden service protocol page: - add the page; - first translation; - will surely need a second editing.
Jan Reister
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5f24f7bd4
at 2008-07-15 11:25:27
hidden-services.wml
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## translation metadata # Based-On-Revision: 14651 # Last-Translator: jan at seul . org #include "head.wmi" TITLE="Tor: il protocollo Hidden Service" <div class="main-column"> <h2>Tor: il protocollo Hidden Service</h2> <hr /> <p> Affinché i client possano contattarlo, un hidden service deve anzitutto rendere nota la sua esistenza nella rete Tor. Per questo il servizio sceglie alcuni relay a caso, stabilisce dei circuiti verso di essi e chiede loro di fungere da introduction point comunicandogli la sua chiave pubblica. Nelle figure seguenti le linee verdi rappresentano dei circuiti e non delle connessioni. Ciò rende impossibile associare gli introduction point con l'indirizzo IP dell'hidden service. Questo è importante perché nonostante gli introduction point ed altri conoscano l'identità dell'hidden service (la chiave pubblica), essi non devono venire a conoscere la posizione dell'hidden service (l'indirizzo IP). </p> <img alt="Tor hidden service primo passo" src="$(IMGROOT)/THS-1.png" /> # maybe add a speech bubble containing "PK" to Bob, because that's what # Bob tells to his introduction points <p> Come secondo passo, un hidden service crea un hidden service descriptor contenente gli indirizzi degli introduction point e la propria chiave pubblica, firmando il tutto con la sua chiave privata. Esso deposita descrittore su un gruppo di directory server, usando ancora una volta un circuito per mascherare il collegamento tra il directory server che ospita il descrittore e l'indirizzo IP dell'hidden server. Il descrittore verrà trovato dai client che richiedono XYZ.onion dove XYZ è un nome di 16 caratteri ricavabile in modo univoco dalla chiave pubblica del servizio. Nonostante sembri poco pratico usare un nome generato automaticamente per il servizio, esso ha uno scopo importante: Tutti – inclusi gli introduction point, i directory server, e ovviamente i client – possono verificare che stanno parlando proprio con l'hidden service. Dopo questo passo l'hidden service è ormai attivo. </p> <img alt="Tor hidden service passo due" src="$(IMGROOT)/THS-2.png" /> # maybe replace "database" with "directory servers"; further: how incorrect # is it to *not* add DB to the Tor cloud, now that begin dir cells are in # use? <p> Quando un client desidera contattare un hidden service, deve conoscere prima il suo undirizzo onion. Dopodiché il client può iniziare a stabilire la connessione scaricandone il descrittore dai directory server. Se esiste un descrittore per XYZ.onion (l'hidden service potrebbe essere anche offline o essere scomparso da tempo, o l'indirizzo onion potrebbe contenere un refuso), il client crea un circuito verso un altro relay scelto a caso e gli chiede di fungere da rendezvous point, comunicandogli un segreto monouso. </p> <img alt="Tor hidden service passo tre" src="$(IMGROOT)/THS-3.png" /> # maybe add "cookie" to speech bubble, separated from the surrounded # "IP1-3" and "PK" <p> Una volta stabilito il rendezvous point, il client crea un introduce message (cifrato con la chiave pubblica dell'hidden service) contenente l'indirizzo del rendezvous point ed il segreto monouso. Il client invia questo messaggio a uno degli introduction point, chiedendogli di consegnarlo all'hidden service. La comunicazione avviene sempre tramite un circuito, in modo che nessuno possa collegare l'invio dell'introduce message all'indirizzo IP del client, assicurando così l'anonimato del client. </p> <img alt="Tor hidden service passo quattro" src="$(IMGROOT)/THS-4.png" /> <p> L'hidden service decifra l'introduce message del client e scopre l'indirizzo del rendezvous point ed il segreto monouso contenuto. Il service crea un circuito verso il rendezvous point e gli invia il segreto monouso in un rendezvous message. </p> <p> A questo punto è molto importante che l'hidden service continui ad usare lo stesso gruppo di guard node per creare nuovi circuiti. Altrimenti un ataccante potrebbe gestire un proprio nodo e forzare un hidden service a creare un numero arbitrario di circuiti sperando che prima o poi il relay corrotto venga scelto come nodo di ingresso, venendo a conoscere così l'indirizzo IP dell'hidden service con una analisi sincronizzata. Questo attacco è stato descritto da Øverlier e Syverson nel loro saggio intitolato Locating Hidden Servers. </p> <img alt="Tor hidden service passo cinque" src="$(IMGROOT)/THS-5.png" /> # it should say "Bob connects to Alice's ..." <p> Nell'ultimo passaggio, il rendezvous point notifica al client che la connessione è stata stabilita con successo. Dopodiché il client e l'hidden service possono usare i loro circuiti verso il rendezvous point per comunicare tra di loro. Il rendezvous point inoltra semplicemente i messaggi (cifrati end-to-end) dal client al service e viceversa. </p> <p> Uno dei motivi per non usare la connessione creata inizialmente attraverso l'introduction point per le successive comunicazioni è che nessun singolo relay deve sembrare responsabile per un certo hidden servce. Ecco perché il rendezvous point non viene mai a conoscere l'identità dell'hidden service. </p> <p> In generale il collegamento completo tra client ed hidden service consiste in 6 relay: 3 di essi vengono scelti dal client, il terzo dei quali è il endezvous point, gli altri 3 vengono scelti dall'hidden service. </p> <img alt="Tor hidden service passo sei" src="$(IMGROOT)/THS-6.png" /> <p> Ci sono descrizioni del protocollo hidden service pi&gugrave; approfondite di questa. Vedi il <a href="<svnsandbox>doc/design-paper/tor-design.pdf">Tor design paper</a> per una descrizione dettagliata e la <a href="<svnsandbox>doc/spec/rend-spec.txt">rendezvous specification</a> per il formato dei messaggi. </p> </div><!-- #main --> #include <foot.wmi>